Chi sosterrà Renzi fino in fondo Il turbamento avvenuto nel governo a proposito delle modifiche apportate dalla commissione parlamentare al testo sul decreto lavoro, non vanno prese sottogamba. Non perché si tratta di un conflitto fra due diversi partiti della maggioranza, fra l’altro sono in procinto di separarsi, come imporrà la nuova legge elettorale. Ma perché il conflitto vero è tutto interno al partito di maggioranza relativa. Il testo del decreto entrato in commissione lavoro piaceva al Nuovo centro destra, non piaceva invece alla componente cgiellina del Partito democratico che è riuscita a disinnescare il tentativo di creare nuova manodopera nelle condizioni in cui il governo riteneva indispensabile farlo. La Cgil ha un’altra idea, non intende mettere in questione l’attuale conformazione del mercato del lavoro, esclude che sia troppo rigida, ignora che gli attuali vincoli siano un ingombro al rilancio occupazionale. Non si preoccupa nemmeno che le imprese in determinati casi preferiscano andarsene, preferisce accusarle di scarso patriottismo. Tutte posizioni queste che trovano un seguito notevole nel Pd, soprattutto nella commissione Lavoro della Camera presieduta da Cesare Damiano che ha iniziato una polemica strisciante con il provvedimento presentato da Poletti e Renzi da più di un mese. Nella giornata di ieri si è arrivati all’esplosione, con la principale modifica del testo presentato dal governo, ovvero sul massimo numero di volte in cui un lavoratore può essere assunto con contratti a tempo in 36 mesi. 5 invece che 8, costringendo per forza restare a casa chi ha bisogno di lavorare. Le modifiche introdotte dal Parlamento del resto hanno quasi completamente stravolo il testo originario. Commi e sottocommi e qualsiasi diavoleria utile ad impedire qualsiasi semplificazione favorisca le assunzioni. Il “Job act” trasformato nel “Camusso act”? Possibile, ma non certo per colpa di Renzi. Di questo Alfano se ne è subito accorto e ha consigliato ai suoi calma e gesso, tanto che, come si evince da un’intervista all’onorevole Nunzia di Girolamo a “l’Unità”, il Nuovo centro destra punta al riscatto della sconfitta subita alla Camera, in Senato. Un problema vero, al netto della diatriba in corso, che non può considerarsi finita è l’incertezza normativa. Indipendentemente dalla bontà o meno dalle soluzioni prospettate finché c’è un dubbio a riguardo, gli imprenditori non assumeranno. Il governo Renzi si voleva rapido e veloce nelle sue prese di posizioni e subisce una pesante battuta di arresto su quello che è il tema principale della vita economica italiana, la crescita, l’occupazione. Poi c’è ovviamente la questione politica. Il governo è entrato con un testo in una Commissione dove ha la maggioranza e ne è uscito con un documento stravolto, che contraddice tutta la sua impostazione. Meno male che Renzi può contare su Nuovo centro destra e Scelta civica per continuare il suo progetto di ammodernamento del Paese, e ora persino sull’onorevole Sandro Bondi. Tutte queste forze gli saranno indispensabili , insieme ad altre che gli si aggiungano ancora, visto che il suo partito non sembra affatto intenzionato a sostenerlo fino in fondo. Roma, 23 aprile 2014 |